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Fernando Távora. Il maestro della scuola di Porto

2023

consulente per l’architettura


committenza:
Sapienza Università di Roma

a cura di:
Fabio Balducci
Paolo Marcoaldi

ideazione e progetto di allestimento:
Orazio Carpenzano
Fabio Balducci
Paolo Marcoaldi

ideazione e coordinamento modelli:
Alessandra Di Giacomo
Centro Progetti – DiAP

ricerche d’archivio:
Ilia Celiento
Luisa Parisi
Antonio Russo


Il contesto delle celebrazioni per il centenario della nascita di Fernando Luís Cardoso de Meneses de Tavares e Távora (1923-2005) costituisce l’occasione per un omaggio al maestro della scuola di Porto da parte del Dipartimento di Architettura e Progetto di Sapienza Università di Roma, attraverso la mostra curata da Fabio Balducci e Paolo Marcoaldi e allestita negli spazi della gipsoteca di Ateneo, all’interno del Museo di Arte Classica della Città Universitaria.
L’approccio progettuale di Fernando Távora, sulle diverse sponde teoriche della sua formazione e della sua cultura, consente di mettere in evidenza le feconde relazioni tra le architetture dell’architetto lusitano e i luoghi che esse abitano.
Quattro opere scelte si offrono a confronti, per mezzo di ridisegni e modelli concettuali, con altrettante architetture di Mies, Aalto, Mollino, Siza + Souto de Moura, in un gioco di rimandi e filiazioni per annodare e tessere altri sguardi critici.
Il confronto tra la Casa per vacanze a Ofir (1957-1958) e la Casa sperimentale a Muuratsalo di Alvar Aalto (1952-54) affronta le corrispondenze tra le rispettive scelte distributive, funzionali e di orientamento verso il paesaggio circostante.
La lettura comparata tra il Padiglione del Tennis a Leça da Palmeira (1956-60) e la Villa Cattaneo ad Agra di Carlo Mollino (1952-56) fa affiorare corrispondenze nell’approccio alla costruzione tettonica e nel disinvolto impiego congiunto di materiali tradizionali e innovativi per la costruzione.
Tra il Mercato municipale di Santa Maria da Feira (1956-60) e la Neue Nationalgalerie di Ludwig Mies van der Rohe (1962-68) si riscontra una forte analogia per quanto riguarda il principio della griglia come regola compositiva, mentre il rapporto tra suolo e architettura risulta quasi antitetico.
Nella Casa dei 24 (1995-2003), come nel Museo di Santo Tirso dei suoi allievi Álvaro Siza e Eduardo Souto de Moura (2010-2015), le valenze urbane dei due contesti implicano uno stretto rapporto tra il nuovo e l’antico, risolto con abili accostamenti e calibrate divergenze.
Una linea temporale, articolata a griglia, presenta infine l’intreccio indissolubile tra il dato biografico, la produzione teorica e la pratica professionale di Távora, tentando di individuare le regole di attrazione e filiazione tra poetiche affini, ma anche le logiche di un travaso civile e spirituale che dalla società lusitana e dalla scuola si invera nella variegata ed eterodossa opera dell’autore e in quello che si può definire, mutuando le parole di Alexandre Alves Costa, “un progetto pedagogico istituzionalizzato”.

Orazio Carpenzano